Canone Buddhista
La coincidenza di «essere» e di «pensare» forma uno dei caratteri più evidenti della filosofia buddhista e giustifica la sua disciplina ascetica, fondata sull’approfondimento dell’elemento cosciente e sull’ampliamento della sua sfera di azione.
Ciò conferisce al Buddhismo un tono continuo di distacco, di freddo realismo, di chiarezza astratta, e in certo modo lo rende comprensibile all’uomo moderno, portato alla critica spietata di se stesso e dell’obiettiva valutazione del mondo dei fatti. L’uomo è quindi di per sé, senza saperlo, un Buddha, cioè la perenne attuazione della bodhi: il fatto di «svegliarsi» alla conoscenza di ciò, rappresenta la sua liberazione.
I Sutta (propriamente “fili”) sono libri o testi autonomi che contengono i discorsi del Buddha; la caratteristica fondamentale dei sutta è quella di formare, ognuno di loro, un’unità indipendente sì che pur potendosi raggruppare per analogia di contenuto, restano l’un l’altro a sé stanti.
Redatti in una prosa familiare, che rende la loro lettura piana e gradevole, intercalata di strofe che sono le formule mnemoniche per poterle trasmettere, permettono la comprensione di profondi significati della dottrina buddhista.
Tra i vari testi qui tradotti spicca il Dhammapada (I versi della Legge) con il quale inizia questa raccolta, uno dei più fedeli specchi della morale buddhista, così chiamato perché nei suoi 26 capitoli sono enunciati i molteplici aspetti dell’insegnamento del Buddha, basato sul costante assoggettamento di se stessi alle sottili discipline dell’attenzione, della concentrazione mentale, della meditazione; il Dhammapada è una delle opere più venerate del mondo buddhista, di notevole valore letterario e artistico, tale da arrivare a “toccare” anche il lettore meno esperto e preparato sull’argomento.
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